Via San Francesco 3. Orari: 10.30 – 13.00 | 15.00 – 18.00
Calangianus, piccolo comune che è entrato a far parte dei “100 comuni della piccola grande Italia” (la classifica dei 100 comuni più industrializzati della penisola) è considerato la capitale del sughero. Un’attività che trova origine nei primi dell’800 e che ben presto è diventata un’enorme fonte di ricchezza sostenibile, che dà lavoro a una buona parte della popolazione locale. La lavorazione del sughero si è conservata nei secoli, ma al tempo stesso si evolve grazie a nuovi studi e nuove tecnologie, Nel Museo del Sughero è possibile sia ammirare i macchinari d’epoca e strumenti del mestiere, ma anche conoscere i vari processi di estrazione e lavorazione del prezioso materiale.
Via Monti di Lizu 6. Orari: 10.00 – 13.00 | 15.00 – 18.00
Una struttura suggestiva per la sua ampiezza e per la particolare cura con cui è stata realizzata. Il museo vanta una ricca collezione di arredi d’epoca e oggetti di uso quotidiano e propone un percorso attraverso le attività dell’economia domestica, la produzione alimentare e gli antichi mestieri; inoltre ospita la “Mostra Permanente del Tappeto Aggese”, dove si può assistere alla dimostrazione di questa arte arcaica con la collaborazione delle tessitrici che lavorano magistralmente ai telai in legno.
Via Pretura. Orari: 10.00 – 13.00 | 15.00 – 18.00
Aggius e il territorio circostante che digrada verso la costa è stato teatro per ben tre secoli (dal 1500 fino alla metà del 1800) di furti, agguati ed efferati delitti compiuti da orde di contrabbandieri e abigeatari. Tutto ciò è ben raccontato nel famoso romanzo “Il muto di Gallura” di Enrico Costa, in cui le faide tra famiglie hanno macchiato di sangue diverse generazioni. Questo doloroso capitolo della storia gallurese è ben raccontato nel museo di Aggius, che accoglie nelle sue sale una preziosissima documentazione e oggetti testimoni di una storia rimasta per troppo tempo taciuta.
Via Nazionale 35. Il museo è sempre aperto, prima dell’arrivo contattare +39 368 337 6321
All’interno di un palazzo in granito di fine 1700, sono stati sapientemente ricostruiti gli ambienti tipici della civiltà gallurese, con oltre 5.000 reperti datati dalla fine del 1400 alla prima metà del 1900. Il pezzo più antico e pregiato di questa collezione è senza dubbio il martello della “Femina Agabbadòra”, unico esemplare riconosciuto al mondo, il più antico strumento per la pratica dell’eutanasia.